Thursday, July 07, 2005

London calling?

Stavo giusto spedendo i risultati degli esami a Londra e definendo comedovequando andare... e...

Ma bisogna andare comunque, anche con la mia faccia da arabo, se no e' davvero lasciarli vincere a tavolino.

Attonito.

2 comments:

Anonymous said...

Non provo neppure a definire quale sia il mio stato d'animo. Semplicememte non ne sarei capace. Forse, tra tutto, prevale la rabbia. Per tanti motivi. Soprattutto perchè mi sento impotente.

Ma è davvero un sentimento ingiustificato, a pensarci bene.

Che cosa significa essere impotenti? Non avere i mezzi per ribellarsi o almeno proteggere se stessi e i propri cari? Non sentirsi sicuri per strada, al lavoro, in areoporto o sulla metro?

No. In fondo non è niente di tutto questo. Essere impotenti è non poter decidere della propria vita, non poter scegliere, essere schiavi non di qualcuno, ma di qualcosa: un'ideologia, una dottrina...

E allora i veri impotenti non siamo noi.

La morte è un aspetto della vita
anche se morire in un attentato rende un po' meno credibile questa affermazione.
Ma ancora di più, la vita non è, non può, non deve essere un aspetto della morte. Io non voglio permettere che qualcuno mi condanni a morire (in senso lato) prima del tempo. E' per questo che non sono impotente. Non fino a quando saprò vivere, nonostante tutto, nonostante tutti.

Detto questo, mi sento molto meno impotente, ma tanto più triste...

Anonymous said...

Ancora una cosa... Spero che nessuno di voi mi risponda dicendo che essere in vita è la condizione necessaria per poter esercitare la propria libertà. Questo lo so anche io. Ma la questione è ben più profonda.
E' l'essere liberi la condizione necessaria per essere vivi.