Ognuno ha il suo punto debole, il mio sono le giostre. Non ce la faccio, non ce la faccio ad andarci. Sono tutte li', luccicanti, truccate, su quei carrozzoni che davanti hanno i lustrini e dietro le calze stese ad asciugare. Con quei giostrai dalla faccia abbronzata che sorridono mentre cercano di ricordarsi il nome di tutti i loro quaranta figli. Che nel frattempo stanno ritirando i calzini ormai asciutti.
Non ce la faccio, non ce la faccio a passare in mezzo ai quindicisedicidiciassettediciottosessantenni del paese tirati a lucido, infighettati infiocchettati incipriati indolcegabbanati apposta per poter camminare degnamente sulla piazza del mercato, tra le roulotte e le luci al neon, tra i venditori di ciambelle zuccherose e quelli che fan finta di sparare alle lattine. Come se non si vedesse che sono dei loro.
Non ce la faccio, e' il mio punto debole. Mi si stringe il cuore e un po' lo stomaco, per cui e' davvero meglio che non vado.
3 comments:
A me le giostre mettono una gran tristezza... Quando mi capita di passarci davanti, non posso non pensarci... Basta davvero qualche luce e qualche lustrino, un po' di apparenza per mascherare la sostanza... Siamo troppo inclini a chiudere un occhio, forse anche due, quando ci fa comodo... Ci fa comodo ignorare il contenuto squallido che si cela dietro una bella forma, far finta di non vedere una realtà che dovrebbe smuoverci, provocarci, indurci a migliorare le cose... Noi e la nostra mediocrità, invece, preferiamo ignorare: anche l'ipocrisia può farci divertire...
le giostre, il circo... due cose che rivelano la tristezza e la miseria dietro i colori sgargianti e le risate fragorose. il tiro a segno e i clown, il tunnell dell'orrore e i freaks. quante volte avete pensato di trovarvi con la bella ragazzotta che vive nella casa accanto alla vostra immaginaria residenza con steccato bianco, sita non so dove della provincia americana, nel tunnell dell'orrore, e di cingerla rassicurandola sperando che ci stia? e quante volte avrete pensato al dramma di un pagliaccio che in un giorno disperato ride con la voce meno rauca possibile, tentando di non far sciogliere il trucco? vi consiglio due belle cose: un film del '32, Freaks, di tod browning (regista del dracula di lugosi, tra l'altro). una canzone di stephen sondheim, send in the clowns, che commuove sempre chi sappi apprezzare queste cose.
Isn't it rich?
Are we a pair?
Me here at last on the ground,
You in mid-air.
Send in the clowns.
Isn't it bliss?
Don't you approve?
One who keeps tearing around,
One who can't move.
Where are the clowns?
Send in the clowns.
Just when I'd stopped opening doors,
Finally knowing the one that I wanted was yours,
Making my entrance again with my usual flair,
Sure of my lines,
No one is there.
Don't you love farce?
My fault I fear.
I thought that you'd want what I want.
Sorry, my dear.
But where are the clowns?
Quick, send in the clowns.
Don't bother, they're here.
Isn't it rich?
Isn't it queer,
Losing my timing this late
In my career?
And where are the clowns?
There ought to be clowns.
Well, maybe next year.
aggiungo, oltre a una "a" senza la quale il congiuntivo diventa un'opinione, che il brano di sondheim è tratto dal musical "a little night music".
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