Jordan Rudess, 4NYC.
Se uno conosce Rudes solo per quello che fa nei DT dopo un po' (ma anche da subito) comincia a rimpiangere i tastieristi che furono: consiglio di ascoltare quest'album, è un altro Rudess. O meglio, è lo stesso, ma in un contesto forse più giusto. I suoni non mi piacciono (non riesco a capire se sono i campioni della Kurzweil o un piano vero registrato così così), ma emerge una grande interpretazione e un gran "trasporto" emotivo. Certo, è pur sempre una sorta di New Age con i suoi giri ripetitivi e assurdi, ma val la pena di ascoltarlo tutto.
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